mercoledì 25 luglio 2018

IL GOVERNO LEGA M5S FA IL GIOCO DELLE TRE CARTE SULL'ILVA. SAPETE CHI PERDE? SI, I LAVORATORI E L'ITALIA

di maurizio aversa


NOTIZIONA. L’ansa, e la riprende ampiamente il FattoQuotidiano, raccontano in queste ore, di una posizione “dura” del Governo. In particolare del Ministro Di Maio, circa la vicenda ILVA. In sostanza, il vicepresidente Ministro, ha messo in moto due meccanismi: da un lato la procedura (che dura 30 giorni per legge) per verificare se giungere a stracciare la gara che ha aggiudicato ad Arcelor Mittal (finanze, capitali e presenza nel settore acciai delle società Lussemburghese ed indiana) la vendita dell’ILVA di Taranto. Dall’altro lato, come se la vendita dovesse continuare, Di Maio andrà a verificare con Arcelor Mittal la loro proposta migliorativa, proprio a seguito dell’iniziativa di zoom attivata dal Governo. Ora è curioso che sia l’agenzia di stampa che il quotidiano evochino la “durezza” della presa di posizione, evidentemente veicolata dal Governo.

(foto ANSA) Lo stabilimento ILVA di Taranto.

Curioso perché, ad esempio, la finestra per stracciare (eventualmente) la gara di vendita viene attivata grazie all’uso della relazione dell’ANAC (anticorruzione). Esattamente, dopo che chiaramente, anzi in modo esplicito e non richiesto, il capo dell’ANAC, Cantone, ha detto che l’eventuale invalidazione della gara non poteva far perno sulla relazione ed i rilievi ANAC. Dunque “durezza di che”? Seconda questione, i colloqui, ove si giungesse a buon fine, che Arcelor Mittal stanno mettendo sul tavolo, rispondono ad azioni conseguenti le richieste dei tre commissari di ILVA che, dopo la gara assegnata, pare si siano accorti, che negli accordi di vendita, la parte “ambientale” era minuziosa, comprendeva tutto, il risanamento di sito e accortezza per la città etc, tranne che, non era specificato QUANDO Arcelor Mittal avrebbero dovuto attuare questa parte di accordo. Dunque anche qui, “durezza di che”?
Altro punto di vista. Dialogando tra comunisti, qualche compagno sottolineava come per le grandi aziende in crisi, Enrico Berlinguer si recava sul posto. Nel caso, oltre che prendere posizione di merito, andava anche ai cancelli per incontrare i lavoratori etc. Ho verificato perché ho ritenuto giusto l’appunto. Ebbene, per ben due volte, Mauro Alboresi, il segretario del PCI che stiamo ricostruendo, negli ultimi mesi è stato a Taranto. Non lo sapevate? Io stesso ho dovuto fare ricerca tra le carte dei comunisti? Perché? Semplicemente perché – oltre la nostra debolezza, ma la notizia ci sarebbe comunque – la presenza a reti unificate dei precedenti Governi Monti-Gentiloni-Renzi (cioè a traino PD quelli che hanno fregato i lavoratori), ed ora il Governo Conte-Salvini-Di Maio (cioè a guida Lega M5S) quelli che stanno preparandosi a fregare i lavoratori, non hanno alcun interesse a far emergere che sul tavolo, può sempre tornare l’ipotesi della rinazionalizzazione dell’ILVA. Fantasie? Vediamo: il PCI, dai comunisti organizzati a Taranto, alla Direzione nazionale, quando propongono questa soluzione, pensano che il nostro Paese ha necessità di un Piano Nazionale Industriale. Ve ne è traccia nelle politiche e nelle scelte al vaglio di vecchi e nuovi governanti? NO. Sarebbe un Piano che inizia da zero? NO, anzi si baserebbe proprio sulla rivalutazione delle famose eccellenze di cui il nostro Paese è interprete da sempre. Curiosità del caso specifico: le commesse internazionali più rilevanti (quantitativamente e su stoccaggi di qualità) nelle gare per forniture di Acciai, nel braccio di ferro industriale tra Italia e Giappone sapete chi le ha vinte spessissimo? Si l’Italia. E sapete con quali siti produttivi? Taranto, prima fra tutte; oltre Piombino e Genova. Ecco dunque che la proposta, dei lavoratori comunisti come di Mauro Alboresi da segretario PCI, cerca proprio di riappropriarci di cosa siamo capaci di fare, guadagnandoci, e quindi garantendo posti di lavoro, occupazione sana.
E questo è l’altro punto dolente. I sindacati sono allarmati, e, giustamente, in modo durissimo (questo si non di maniera) hanno detto a Di Maio (specificando che la stessa cosa avevano detto a Calenda) che, gara o non gara, Arcelor Mittal o altri, il punto primo deve riguardare la salvaguardia dei 14.000 posti di lavoro. Sarà così? A leggere le specifiche di gara e le migliorie solo sull’ambiente di Arcelor Mittal, non sarà affatto così. Infatti sui lavoratori viene specificato che le parole “zero esuberi” o altre equivalenti non ci sono nel comunicato del Governo e degli acquirenti. Anzi sul fronte occupazionale Arcelor Mittal si è limitata ad impegnarsi a supportare una “soluzione idonea” per tutti gli attuali dipendenti di ILVA entro la scadenza del piano industriale aziendale (2024). Questa soluzione idonea è rinviata a trattativa sindacale. E’ esagerato chiamare tutto ciò una fregatura per i lavoratori? Ecco perché il documento-volantino diffuso in occasione della presenza di Alboresi a Taranto il 30 novembre 2017 è ancora attuale, nella succinta analisi e proposta: “Ci adeguiamo in un mondo produttivo livellato al massimo sfruttamento dei lavoratori. Si proclamerà uno sciopero nazionale sulla sicurezza del lavoro da parte dei maggiori sindacati ma non basta!
Loro hanno una storica inadeguatezza nel livello dello scontro attuale che ribadiamo essere antico nei contenuti. A nulla valgono gli insegnamenti e le esperienze passate: occorre cambiare il modo di lavorare ed il controllo deve essere diretto da parte dei lavoratori sull’intero ciclo produttivo. Il potere nelle fabbriche va riconquistato con l’Identità di una classe che oggi drammaticamente è assente.”. Analoga giustezza di presa di posizione hanno tenuto i compagni del PCI pugliesi come si legge in uno stralcio di documento ufficiale: “
La nuova proprietà Ilva affronterà il cosiddetto “risanamento dell’ILVA” scaricandone comunque i pesi finanziari e sociali sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie. Infatti sono dati certi dell’accordo sia il licenziamento di poco meno della metà degli occupati del gruppo, sia una consistente riduzione dei salari per i “fortunati” che conserveranno il loro posto di lavoro, ed assai incerti e fumosi sono gli impegni di risanamento ambientale; al contempo il prezzo d’acquisto rimane modesto ma sufficiente a restituire i soldi a chi li anticipa, e l’ambientalizzazione rimane sostanzialmente indefinita e a carico di terzi: un vero affare per i nuovi padroni come lo fu 22 anni fa per Emilio Riva garantito nell’acquisizione dal Governo Dini. Il Partito Comunista Italiano che rifiuta e si oppone a queste logiche nefaste, invita gli operai di tutti gli stabilimenti ILVA a unirsi nella lotta : il destino di uno deve essere il destino di tutti! e propone la tenuta di un referendum nazionale sull’accordo, come lo è stato per Alitalia. Due vicende assai simili. I lavoratori devono tornare a essere classe e unire Taranto, Genova e gli altri stabilimenti del gruppo. Senza questa unità i lavoratori potranno forse ottenere vittorie momentanee, ma, alla lunga, come i fatti insegnano, prevarranno le logiche distruttive del capitale e la battaglia sarà definitivamente persa. Occupazione e risanamento ambientale sono due questioni strettamente legate che devono essere affrontate e risolte congiuntamente, per depotenziare il ricatto occupazionale e avviare contestualmente una vertenza che leghi gli interessi dei territori a quelli dei lavoratori. Il Partito Comunista italiano è al fianco dei lavoratori ILVA per sostenere tutte le iniziative di lotta e di mobilitazione collettiva, contrarie all’assurdità della svendita di un settore ritenuto “strategico per il PIL nazionale”, anche direttamente presso le sedi Istituzionali del Governo e del Parlamento. Il Partito Comunista Italiano ribadisce la necessità di ri-nazionalizzare la fabbrica, e di ricomporre i diritti dei lavoratori e dei cittadini unendoli in una lotta comune, per fermare l’ulteriore privatizzazione di tutto un patrimonio pubblico. I lavoratori ILVA e i cittadini di Taranto, di Genova e delle altre città in cui ha sede l’industria siderurgica non sono merce da svendere agli interessi capitalistici; solo una lotta unitaria che aggreghi le forze e gli interessi di tutti potrà salvare l’occupazione e garantire la salute di tutti.”. Quale sarà la via d’uscita? Purtroppo si vede solo bufera all’orizzonte. Ma, se davvero nella loro stramba composizione Lega-M5S, di Governo non volessero passare per il soliti padroni al servizio dei soliti o nuovi padroni del capitalismo nostrano o internazionale, allora ci sarebbe spazio per scelte forti, originali, che mettano al centro il lavoratori. A noi comunisti spetta sostenere queste opzioni, sostenere l’unità dei lavoratori per questa lotta, pungolare i sindacati affinchè la piattaforma sia solida e la lotta non arretri.

1 commento:

  1. Come fanno in tutte le realtà dove governano, Roma e i i 13 Municipi Romani

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