mercoledì 3 ottobre 2018

Nota su Salvini



Mi è toccato persino vedere napoletani applaudire Salvini.
Non tantissimi, ovvio. Ma più di quanto era lecito aspettarsi.

Che schifo.

È sempre più chiaro, quindi, che la democrazia liberale, quella in cui governa chi ha un voto in più, ha fallito. Perché gli ignoranti, gli infami, i venduti, i coglioni saranno sempre di più rispetto alle persone civili, oneste, laboriose, educate, con la schiena dritta.
Consentire a Salvini e ai suoi fans di avere cittadinanza e addirittura potere (politico e non solo) significa consegnare il nostro presente e il futuro dei nostri figli a pagine vomitevoli, a immagini scure, a progetti nefasti.

Pensare di sconfiggere questo morbo letale attendendo le elezioni significa non comprendere la portata della malattia.

E la mente corre agli Arditi del Popolo, ai Partigiani, agli Antifa di qualche decennio fa. Solo organizzazioni simili a quelle possono sconfiggere il salvinismo, mentre le urne potranno al massimo sconfiggere Salvini.

Antonio Lucignano

martedì 25 settembre 2018

Reddito di Cittadinanza, perché "sti pagliacciate"?



“Ormai, guardando a ritroso, è diventata una telenovela che se non fosse drammatica, sulla pelle delle persone, potremmo incastonarla nelle farse all’italiana! Parliamo dello sbandierato reddito di cittadinanza che il capoclown ha avuto anche l’ardire di proporlo come “modello nazionale” andando a metterlo come perno della campagna elettorale in Molise!
Parliamo di questa sequenza: 
1. Presso il settore dei servizi sociali del comune di Marino sono attive da anni misure di sostegno sociale. Queste, con una spesa di circa 300mila euro annui, interviene a soddisfare i bisogni di centinaia e centinaia di persone, di giovani, indirettamente di famiglie. Per poco tempo ma in modo diffuso. 
2. Elezioni amministrative. Vince il M5S, propone il reddito di cittadinanza. Il PCI chiede di essere ascoltato perché ha proposte realizzative di merito. Ci viene detto si, poi si nega confronto reale e veniamo lasciati fuori dalla porta. 
3. Viene reso noto, dopo un anno perso e senza che i cittadini, quindi, abbiano potuto usufruire delle misure precedenti, che ci sarà il reddito di cittadinanza. Denunciamo che i soldi sono pochi. Anche molti altri, in consiglio e pubblicamente esprimono dubbi. Nulla. 
4. Il Sindaco e il M5S continuano e con soli 300mila euro annunciano che daranno soluzione a centinaia di cittadini. 
5. Facciamo i conti, con le proposte economiche dette da chi sta governando Marino, dimostriamo che al massimo possono rispondere a 100 persone. Silenzio. 
6. Si approva regolamento, si apre bando, si ricevono risposte: a fronte dei drammi che economicamente le famiglie stanno subendo, tanto è contorto il bando che solo 81 presentano richiesta! 
7. Dalla tragedia, alla farsa: tanto è da labirinto ed enigma irrisolvibile il percorso dei requisiti, che tra le 81 domande, solo 31 sono gli ammessi a ricevere il sostegno!
Che genio della politica e della amministrazione occorre per rispondere a questa semplice domanda: A Marino non è vero che c’è il dramma del lavoro, non è vero che c’è una diffusa soglia di povertà tra i ceti popolari e medi, oppure questa buffonata imposta e realizzata da Sindaco e Giunta M5S è un totale fallimento?
Un tema centrale, per la loro politica di Cinquestelle, non meriterebbe come risposta coerente e non truffaldina, le scuse per non averci capito nulla, e le dimissioni in blocco?”

(Dichiarazione della Segreteria del PCI di Marino)

domenica 9 settembre 2018

Perchè tanto rumore? Per scegliere



Di quando in quando, negli ultimi mesi a Marino, segnatamente nelle frazioni di Marino, con perno a Cava dei Selci, singole persone, associazioni, esponenti pubblici, rappresentanti di Partiti e movimenti, hanno messo in rilievo, al primo posto di denunce e ragionamenti, la vicenda Palaghiaccio. Qui non interessa armare una "guerra santa" contro l'Amministrazione comunale che continua a tacere, cincischiare, far pensare senza nulla indicare: nè di politico, nè di amministrativo. Qui interessa sottolineare che, nei modi differenti, nei tempi disgiunti, senza concordanza alcuna - finora - varie posizioni, varie sensibilità politica e culturali, vari organismi rappresentati, si sono espressi per un chiaro e netto NO alla realizzazione di un centro commerciale al posto del Palaghiaccio. La contestazione, falsamente logica, ma l'ha acquistata un privato, può farne ciò che crede; non è affatto accoglibile. Qui non interessa intavolare un ragionamento di regole o leguleio, qui interessa stabilire le priorità e chi debba esercitarle. 1. Il popolo, in questo caso i cittadini residenti a Marino, e particolarmente nelle frazioni, hanno il diritto sacrosanto di stabilire cosa debba venire - se da sostituire - nel sito del Palaghiaccio, area destinata perennemente non a far soldi ma a dare servizi ai cittadini stessi. 2. Gli onesti operatori economici (commercianti e artigiani) e lavoratori dei piccoli esercizi che nella realizzazione di un centro commerciale vedrebbero devastati i propri proventi economici, nonostante siano decenni, se non più, che siano parte viva del tessuto cittadino. 3. I giovani e gli operatori culturali che invece di poter aver a disposizione un luogo di cultura e svago, avrebbero una finestra su un buio futuro territoriale, e nessuna valvola, nessun perno su cui poggiare il proprio presente.
E' necessario, dunque, è indispensabile, è perfino un dovere (anche kantianamente e religiosamente oltre che con approccio totalmente laico) che chiunque, nel comune di Marino, nelle frazioni di Marino, nella propria funzione di operatore culturale, di persona pubblica nell'impegno, di eletto - oltre ogni schieramento, e men che meno indipendentemente se sia in maggioranza o no - di politico in senso lato e proprio, parli, spenda una parola, assuma un impegno.
Immaginiamo che tanti che si sono esposti proprio negli ultimi mesi e settimane e giorni, siano ora disponibili a creare un fronte comune, certo di denuncia, ma soprattutto volto a garantire un eccellente bene comune per i cittadini delle frazioni di Marino. I comunisti sono disponibili.

venerdì 27 luglio 2018

MARINO. PALAGHIACCIO, IL PCI SFIDA IL COMUNE: BASTA CON LE AMBIGUITA’ NOI PARLIAMO CHIARO, M5S FACCIA LO STESSO!






La Sezione del PCI di Marino ha deciso di tornare, in breve tempo, sulla questione Palaghiaccio. Intanto perché abbiamo rilevato che ormai sono migliaia i cittadini che hanno letto le nostre note; ma, soprattutto perché non se ne può più della ambiguità della Amministrazione comunale di Marino che tace, o dice e non dice.


Noi comunisti abbiamo deciso, in attesa di un più vasto movimento che si attivi, di mettere di nuovo all’ordine del giorno il tema Palaghiaccio, le torsioni che si vorrebbero operare a favore di finanziarie e capitali della grande distribuzione, in spregio alle necessità dei cittadini..
Per questo nella serata di venerdì 27, gli attivisti del PCI hanno affisso striscioni presso le entrate del Palaghiaccio con chiare parole d’ordine. Esse rappresentano proprio la nostra proposta programmatica: Meno privato, Più pubblico. No al Centro Commerciale. Strutture per sport e cultura.
Ecco, ora, il Sindaco, La sua Giunta, il M5S, se non sono codardi, e se finalmente vogliono assumersi la responsabilità di una chiara presa di posizione, possono (debbono in verità) farlo ora. Condividono il nostro indirizzo? Li applaudiremo. Cincischieranno per consentire il Centro Commerciale? Saremo il loro peggior nemico!


Ai cittadini, e alle associazioni e forze politiche e sociali chiediamo vicinanza e di rendersi disponibili per un movimento unitario di lotta e di proposta. Oggi stiamo solo accendendo l’interruttore, sappiamo bene che è con il sostegno e la forza di tutti che potremo scongiurare una ennesima iattura fatta in nome del profitto!


Un treno per Roma


di maurizio aversa 


Sembrerebbe un piccolo tema quotidiano. Eppure può cambiare davvero la qualità della vita a molte persone. Si tratta della questione irrisolta dei parcheggi limitrofi (neppure troppo) alla stazione FS di S. Maria delle Mole. Il fatto è questo: nelle aree urbane vicino alla Stazione, siano esse nel comune di Marino, siano esse del comune di Ciampino, o Castel Gandolfo od Albano, vivono pendolari che, valutati tempi di percorrenza, destinazioni, ritorno a casa, nel recarsi per ragioni di studio o lavoro a Roma, utilizzano le corse dei treni che partono da S. Maria delle Mole. 


Se ci fosse una organizzazione urbana tale da consentire l’accoglienza di tutte queste auto dei pendolari non staremmo a scrivere questa nota. Invece, accadono cose abbastanza raccapriccianti. Non ci riferiamo solo ai litigi, soventi, tra autisti che in direzione opposta, ad esempio su Via G. Mameli, non riescono a trovare lo spazio fisico per far passare i propri automezzi a causa della fila di auto in sosta (in un senso e nell’altro) pur in presenza di divieto di sosta. Ma anche alla gravità dei “blocchi” viari, infatti, vengono coinvolti in questo sconcio all’immobilismo, sia eventuali mezzi di soccorso, sia linee del trasporto locale, sia gli scuolabus ecc. Sempre a livello strutturale, un piccolo sfogo alla necessità dei parcheggi a servizio stazione FS lo possono offrire, specialmente al mattino, altre strade che non vengono considerate perché un po’ più lontane (via Prati, il proseguimento di Via Mameli etc.) che invece hanno la sosta consentita e per lo più anche non a pagamento. Il grande polmone di accoglienza, con cinquecento metri da fare a piedi, è poi il parcheggio del Palaghiaccio, anch’esso a sosta libera. Per questo, vanno al più presto adottate misure vere che affrontino il problema senza che siano polverine da distrazione. Ad esempio, all’inizio di via Mameli sono state realizzate strisce pedonali. Sempre a salvaguardia dei pedoni sono ste messe transenne di limitazione per accedere al successivo marciapiede. Che accade in realtà? Che sulle strisce pedonali c’è sempre parcheggiata una delle auto giunta in ritardo per prendere il treno o in sosta per fare un acquisto. Che appena finita la linea della transenna di salvaguardia, invece che accedere al marciapiede si può tranquillamente – in alternativa – tuffarsi nei secchioni dell’immondizia oppure salire sopra l’ennesima auto in sosta vietata. Che fare? Se fossi assessore, anche ai ciclamini non alla materia specifica, mi piazzerei al mattino con una schiera di vigili a ricordare agli autisti un po’ incivili, un po’ distratti, un po’ oberati dalle necessità orarie, che proprio non si può parcheggiare lì. Pena multe e trasporto auto al deposito. Dal giorno successivo. Si perché una giornata, anche se non “dovuta” visto che le leggi e le regole già ci sono, la utilizzerei come dissuasore per mostrare la comprensione di quanto accaduto fino ad ora. Ma, dal giorno successivo, proprio perché è da molto che la misura è colma, nessuna pietà! Certo una delle soluzioni definitive sarebbe l’utilizzo del parcheggio sovrastante la stazione FS in piazza Luciani, ma il collegamento pedonale è di la da venire. Anche se parcheggiando lì la distanza si equivale a quella col parcheggio del Palaghiaccio. Inoltre, considerazione finale, il parcheggio del Palaghiaccio è davvero una ottima soluzione, bastevole per tutti. Qualche centinaio di metri e via col treno. Ora tutta questa descrizione ed anche la proposta operativa, se verrà adottata o meno lo vedremo. Una cosa è certa: questi amministratori che divulgano la soluzione sicurezza perché fanno fare quattro strisce per terra, fanno bene a farle, ma dimostrano di essere totalmente miopi rispetto al resto che sta intorno alle strisce!

mercoledì 25 luglio 2018

MARINO. IL SEGRETARIO DEL PCI, ENDERLE : CULTURA, POLITICA, AMMINISTRARE. LE ARMI CONTRO DEGRADO E NEOFASCISMO. E’ COMUNQUE INCREDIBILE CHE IL M5S (A FIRMA COLIZZA E DESSI’) LANCI UN MESSAGGIO DI NO OMERTA’ TACENDO SU SIMBOLI NAZI!



“Il 26 giugno, abbiamo letto e condiviso grandemente l’analisi, la denuncia e la proposta venuta fuori da ViviMarino, le associazioni che immediatamente risposero al fuoco che avvolse la statua della Madonnina di piazza Europa” – così inizia la propria dichiarazione Stefano Enderle, segretario del PCI, stupefatto e preoccupato del reiterato attacco barbarico, giunto ora ad un segno violento di volgarità politica: i simboli neofascisti e nazisti a firmare lo sfregio di queste ore. “Tuttavia, - continua il segretario comunista – mentre nella prima azione si era sulle ipotesi del vandalismo, associato ai giovani, anche se non capisco perché, ora, purtroppo, il livello è altro e preoccupa. Preoccupa sia l’arroganza, sia la violenza, sia la matrice della violenza. In questo frangente non vogliamo usare né frasi di circostanza, né polemiche che dividono. Però – continua Enderle – tornando a quel commento di giugno delle associazioni, non posso che vederlo aggiornato dalle parole dell’ANPI, sottoscrivendole in toto. Gli inquirenti, speriamo che con le testimonianze riescano a colpire questi fascionazisti autori dell’atto. Ma, intanto ognuno deve alzare il livello di miglioramento della società, ciascuno secondo il proprio ruolo, compito e capacità. La violenza la potremo battere con prevenzione e vigilanza. Ma l’arroganza, l’ignoranza, la volgarità del gesto potremo solo combatterla con più cultura. Quanta strada aperta, quanta facilitazione trova, oggi, da parte di Regione, Città Metropolitana, Comune, chi nel nostro comune, gratuitamente, con sacrificio e volontariato si spende per la cultura? Lascio a voi il giudizio. Con più politica. Quanti soggetti abilitati, o perché succubi delle proprie facili, superficiali scelte, o perché opportunisticamente abbarbicati a un po’ di potere da gestire o comodamente fluttuando sulla superficie dell’antipolitica, non entrano come linfa, come sangue vivo, nella società, e vivacchiano invece lontano da idee forti, da valori universali noti? Anche su questo a voi il giudizio. Con più amministrazione. Che non vuol dire maggior numero di delibere, dove, spesso, la successiva serve a cancellare quella adottata in precedenza; oppure a nascondere la trasparenza, enunciata, molto enunciata in campagna elettorale e mai praticata nelle cose che contano – basti solo pensare all’ultima vicenda che sta primeggiando sui quotidiani online grazie ad una Nota comunista, mi riferisco al Palaghiaccio, torna la cultura – ecco l’Amministrare non deve essere più rispondente tra dire e fare, davvero? Anche qui a voi le considerazioni. Da parte di noi comunisti – conclude Stefano Enderle – oltre alla solidarietà alla comunità tutta, ribadiamo tutto il nostro impegno per continuare, laddove ne abbiamo le forze, a costruire spazi e programmi di cultura; a riconfermare il valore delle idee comuniste e antifasciste; ad insistere a voler dialogare di amministrazione anche con gli eventuali amministratori che preferiscono tenerci lontani. Infine, siamo sbalorditi per la mancata condanna dei simboli fascisti e nazisti da parte del M5S. E’ da miopi!"

(Dichiarazione di Stefano Enderle, Segretario del PCI di Marino)

IL GOVERNO LEGA M5S FA IL GIOCO DELLE TRE CARTE SULL'ILVA. SAPETE CHI PERDE? SI, I LAVORATORI E L'ITALIA

di maurizio aversa


NOTIZIONA. L’ansa, e la riprende ampiamente il FattoQuotidiano, raccontano in queste ore, di una posizione “dura” del Governo. In particolare del Ministro Di Maio, circa la vicenda ILVA. In sostanza, il vicepresidente Ministro, ha messo in moto due meccanismi: da un lato la procedura (che dura 30 giorni per legge) per verificare se giungere a stracciare la gara che ha aggiudicato ad Arcelor Mittal (finanze, capitali e presenza nel settore acciai delle società Lussemburghese ed indiana) la vendita dell’ILVA di Taranto. Dall’altro lato, come se la vendita dovesse continuare, Di Maio andrà a verificare con Arcelor Mittal la loro proposta migliorativa, proprio a seguito dell’iniziativa di zoom attivata dal Governo. Ora è curioso che sia l’agenzia di stampa che il quotidiano evochino la “durezza” della presa di posizione, evidentemente veicolata dal Governo.

(foto ANSA) Lo stabilimento ILVA di Taranto.

Curioso perché, ad esempio, la finestra per stracciare (eventualmente) la gara di vendita viene attivata grazie all’uso della relazione dell’ANAC (anticorruzione). Esattamente, dopo che chiaramente, anzi in modo esplicito e non richiesto, il capo dell’ANAC, Cantone, ha detto che l’eventuale invalidazione della gara non poteva far perno sulla relazione ed i rilievi ANAC. Dunque “durezza di che”? Seconda questione, i colloqui, ove si giungesse a buon fine, che Arcelor Mittal stanno mettendo sul tavolo, rispondono ad azioni conseguenti le richieste dei tre commissari di ILVA che, dopo la gara assegnata, pare si siano accorti, che negli accordi di vendita, la parte “ambientale” era minuziosa, comprendeva tutto, il risanamento di sito e accortezza per la città etc, tranne che, non era specificato QUANDO Arcelor Mittal avrebbero dovuto attuare questa parte di accordo. Dunque anche qui, “durezza di che”?
Altro punto di vista. Dialogando tra comunisti, qualche compagno sottolineava come per le grandi aziende in crisi, Enrico Berlinguer si recava sul posto. Nel caso, oltre che prendere posizione di merito, andava anche ai cancelli per incontrare i lavoratori etc. Ho verificato perché ho ritenuto giusto l’appunto. Ebbene, per ben due volte, Mauro Alboresi, il segretario del PCI che stiamo ricostruendo, negli ultimi mesi è stato a Taranto. Non lo sapevate? Io stesso ho dovuto fare ricerca tra le carte dei comunisti? Perché? Semplicemente perché – oltre la nostra debolezza, ma la notizia ci sarebbe comunque – la presenza a reti unificate dei precedenti Governi Monti-Gentiloni-Renzi (cioè a traino PD quelli che hanno fregato i lavoratori), ed ora il Governo Conte-Salvini-Di Maio (cioè a guida Lega M5S) quelli che stanno preparandosi a fregare i lavoratori, non hanno alcun interesse a far emergere che sul tavolo, può sempre tornare l’ipotesi della rinazionalizzazione dell’ILVA. Fantasie? Vediamo: il PCI, dai comunisti organizzati a Taranto, alla Direzione nazionale, quando propongono questa soluzione, pensano che il nostro Paese ha necessità di un Piano Nazionale Industriale. Ve ne è traccia nelle politiche e nelle scelte al vaglio di vecchi e nuovi governanti? NO. Sarebbe un Piano che inizia da zero? NO, anzi si baserebbe proprio sulla rivalutazione delle famose eccellenze di cui il nostro Paese è interprete da sempre. Curiosità del caso specifico: le commesse internazionali più rilevanti (quantitativamente e su stoccaggi di qualità) nelle gare per forniture di Acciai, nel braccio di ferro industriale tra Italia e Giappone sapete chi le ha vinte spessissimo? Si l’Italia. E sapete con quali siti produttivi? Taranto, prima fra tutte; oltre Piombino e Genova. Ecco dunque che la proposta, dei lavoratori comunisti come di Mauro Alboresi da segretario PCI, cerca proprio di riappropriarci di cosa siamo capaci di fare, guadagnandoci, e quindi garantendo posti di lavoro, occupazione sana.
E questo è l’altro punto dolente. I sindacati sono allarmati, e, giustamente, in modo durissimo (questo si non di maniera) hanno detto a Di Maio (specificando che la stessa cosa avevano detto a Calenda) che, gara o non gara, Arcelor Mittal o altri, il punto primo deve riguardare la salvaguardia dei 14.000 posti di lavoro. Sarà così? A leggere le specifiche di gara e le migliorie solo sull’ambiente di Arcelor Mittal, non sarà affatto così. Infatti sui lavoratori viene specificato che le parole “zero esuberi” o altre equivalenti non ci sono nel comunicato del Governo e degli acquirenti. Anzi sul fronte occupazionale Arcelor Mittal si è limitata ad impegnarsi a supportare una “soluzione idonea” per tutti gli attuali dipendenti di ILVA entro la scadenza del piano industriale aziendale (2024). Questa soluzione idonea è rinviata a trattativa sindacale. E’ esagerato chiamare tutto ciò una fregatura per i lavoratori? Ecco perché il documento-volantino diffuso in occasione della presenza di Alboresi a Taranto il 30 novembre 2017 è ancora attuale, nella succinta analisi e proposta: “Ci adeguiamo in un mondo produttivo livellato al massimo sfruttamento dei lavoratori. Si proclamerà uno sciopero nazionale sulla sicurezza del lavoro da parte dei maggiori sindacati ma non basta!
Loro hanno una storica inadeguatezza nel livello dello scontro attuale che ribadiamo essere antico nei contenuti. A nulla valgono gli insegnamenti e le esperienze passate: occorre cambiare il modo di lavorare ed il controllo deve essere diretto da parte dei lavoratori sull’intero ciclo produttivo. Il potere nelle fabbriche va riconquistato con l’Identità di una classe che oggi drammaticamente è assente.”. Analoga giustezza di presa di posizione hanno tenuto i compagni del PCI pugliesi come si legge in uno stralcio di documento ufficiale: “
La nuova proprietà Ilva affronterà il cosiddetto “risanamento dell’ILVA” scaricandone comunque i pesi finanziari e sociali sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie. Infatti sono dati certi dell’accordo sia il licenziamento di poco meno della metà degli occupati del gruppo, sia una consistente riduzione dei salari per i “fortunati” che conserveranno il loro posto di lavoro, ed assai incerti e fumosi sono gli impegni di risanamento ambientale; al contempo il prezzo d’acquisto rimane modesto ma sufficiente a restituire i soldi a chi li anticipa, e l’ambientalizzazione rimane sostanzialmente indefinita e a carico di terzi: un vero affare per i nuovi padroni come lo fu 22 anni fa per Emilio Riva garantito nell’acquisizione dal Governo Dini. Il Partito Comunista Italiano che rifiuta e si oppone a queste logiche nefaste, invita gli operai di tutti gli stabilimenti ILVA a unirsi nella lotta : il destino di uno deve essere il destino di tutti! e propone la tenuta di un referendum nazionale sull’accordo, come lo è stato per Alitalia. Due vicende assai simili. I lavoratori devono tornare a essere classe e unire Taranto, Genova e gli altri stabilimenti del gruppo. Senza questa unità i lavoratori potranno forse ottenere vittorie momentanee, ma, alla lunga, come i fatti insegnano, prevarranno le logiche distruttive del capitale e la battaglia sarà definitivamente persa. Occupazione e risanamento ambientale sono due questioni strettamente legate che devono essere affrontate e risolte congiuntamente, per depotenziare il ricatto occupazionale e avviare contestualmente una vertenza che leghi gli interessi dei territori a quelli dei lavoratori. Il Partito Comunista italiano è al fianco dei lavoratori ILVA per sostenere tutte le iniziative di lotta e di mobilitazione collettiva, contrarie all’assurdità della svendita di un settore ritenuto “strategico per il PIL nazionale”, anche direttamente presso le sedi Istituzionali del Governo e del Parlamento. Il Partito Comunista Italiano ribadisce la necessità di ri-nazionalizzare la fabbrica, e di ricomporre i diritti dei lavoratori e dei cittadini unendoli in una lotta comune, per fermare l’ulteriore privatizzazione di tutto un patrimonio pubblico. I lavoratori ILVA e i cittadini di Taranto, di Genova e delle altre città in cui ha sede l’industria siderurgica non sono merce da svendere agli interessi capitalistici; solo una lotta unitaria che aggreghi le forze e gli interessi di tutti potrà salvare l’occupazione e garantire la salute di tutti.”. Quale sarà la via d’uscita? Purtroppo si vede solo bufera all’orizzonte. Ma, se davvero nella loro stramba composizione Lega-M5S, di Governo non volessero passare per il soliti padroni al servizio dei soliti o nuovi padroni del capitalismo nostrano o internazionale, allora ci sarebbe spazio per scelte forti, originali, che mettano al centro il lavoratori. A noi comunisti spetta sostenere queste opzioni, sostenere l’unità dei lavoratori per questa lotta, pungolare i sindacati affinchè la piattaforma sia solida e la lotta non arretri.

venerdì 20 luglio 2018

Caso Palaghiaccio-Esselunga-Comune di Marino. CARO ANDREA TRINCA DEVI PARLARE. LO PRETENDO!


Caso Palaghiaccio-Esselunga-Comune di Marino.
CARO ANDREA TRINCA DEVI PARLARE. LO PRETENDO!
di maurizio aversa


Il 20 dicembre 2016, - quindi non stamattina, neppure ieri mattina, ma ormai quasi due anni fa, il magazine fiancheggiatore dei cinquestelle e della Giunta Colizza a cinquestelle, fiancheggiatore ancora oggi, anche dopo l’accordo di sudditanza del M5S alla Lega da cui il governo nazionale -, ebbene, quel 20 dicembre NoiCambiamo ha ospitato una intervista all’assessore – stimatissimo da parte nostra – Andrea Trinca.
Lo presentava, tra l’altro con questo pensiero: Il suo obbiettivo dichiarato è dare il suo contributo nel riordinare uno degli ambiti più ‘violentati’ dalla malapolitica del centrodestra degli ultimi 10 anni, con speculazioni, cemento e malaffare. Trinca torna (in Italia da Panama, nda) per riaffermare la superiorità del bene comune sugli interessi personali anche nello sviluppo del territorio, torna per una scelta di ‘cuore’, come ci ha detto lui stesso. .
Ecco, caro Assessore Trinca, desidero denunciare, esplicitare, proporre e interrogare e pretendere sulla questione Palaghiaccio ed Esselunga, sfidandoti a parlare per dire, e non dichiarare per non dire, partendo dalla presentazione che ti è stata di accompagnamento nel tuo incarico: per riaffermare la superiorità del bene comune sugli interessi personali anche nello sviluppo del territorio.
Denuncio: che il tuo fare, la tua bravura, la tua dedizione, abbiano fatto strali del pensiero che dicevi di mettere come un perno per la superiorità del bene comune sugli interessi personali. Denuncio, perché la dichiarazione su Esselunga e il Palaghiaccio, che neppure Ponzio Pilato si sarebbe sognato di proporre, ha come spiraglio positivo il tuo silenzio nel non ribadire quanto detto a dicembre 2016; ed ha come certezza negativa l’attendere una proposta da vagliare. Diciamolo chiaramente: o ci sono interessi altri che non vuoi/puoi confessare li tra di voi nei vari livelli, oppure ti sei scemito e ti aspetti che Esselunga ti proponga “abbiamo acquistato il Palaghiaccio per regalarlo al Comune di Marino” così che avrebbe senso il tuo attendere la proposta!
Esplicito: che come hai insegnato, già nelle stagioni precedenti la tua partenza per Panama, nelle questioni dell’assetto del territorio, specialmente se nelle aree limitrofe le grandi metropoli, specialmente se in zone pregiate ed appetibili come sono Marino ed i Castelli romani; queste questioni pur da dibattere e da verificare nelle mediazioni istituzionali, in verità hanno una semplicità di fondo nell’affrontarle: o si avallano schifezze o si bloccano schifezze. Dal che, ecco l’esplicitazione, se non stai né di qua né di la della barricata, vuol dire che sei tu la barricata!
Propongo: per questo propongo – associandomi a varie richieste che in questi giorni stanno facendo singole personalità e forze politiche e sociali e cittadini – che si convochi immediatamente un consesso cittadino, magari non limitatamente al solo consiglio comunale, dove sviscerare le vere opzioni sul campo. Che non possono essere quanti alberelli pianterà Esselunga in cambio di un’altra violenza economica ed urbanistica, tale da creare scempio nella qualità della vita degli abitanti delle frazioni di Marino. Né può essere il mercato dei posti di lavoro che saranno comunque pochi dopo aver maciullato, con tale intervento, la flebile rete commerciale che cerca ancora di tenere.


Interrogo: quindi la tua persona, proprio richiamandoti alla tua scelta di cuore di quando sei tornato, per sapere alcune cose.
A) stante le colpe di quelli di prima – ma basta con gli alibi e le cantilene – davvero pensi che l’alternativa sia o Esselunga con centro commerciale, oppure abbandono e rovina?
B) considerando il livello romano istituzionale che ha esplicitato l’affare, davvero un assessore di prestigio come te, ed un sindaco che è nella Città Metropolitana, con l’aggiunta di un consigliere regionale marinese alla Pisana, non sapevate, era tutto a vostra insaputa? Con la sindaca di Roma che non vi dice le cose? Col M5S (certo ora impegnato con Lega, ed Esselunga è padana) che non vi dà comunicazioni?
C) Davvero, hai o avete, preso come una piccolezza la proposta del capolista del PCI alle amministrative che chiese – non per nulla è nel programma elettorale di Eleonora Di Giulio Sindaco – di proporre l’acquisto da parte del Comune (certo con aiuto istituzionale sovracomunale) del Palaghiaccio per destinarlo a bene comune?
D) davvero vi è sfuggita, ovvero l’avete pensata come un piccolo fastidio, la proposta reiterata dal nostro candidato alla Regione nella ultima tornata che ha riproposto proprio la stessa cosa?
E) davvero credi che i cittadini di Marino, e segnatamente quelli delle frazioni, di fronte allo sproposito di volere pervicacemente – da parte di sindaco e Giunta – un manufatto imponente nel cortile della scuola Ungaretti perché ha finalità di sport, lo possono scambiare come fosse un nonnulla il cancellare un impianto (certo da risistemare) ma già esistente e senza devastare né aree pregiate né cortili di scuole, in nome di non si sa che. Ovvero in nome di scambi non dicibili?
Pretendo: per la bontà dei rapporti di stima che ci caratterizzano, per l’onestà intellettuale che ci riconosciamo, per il ruolo che ricopri e che non puoi usare come nascondiglio, per l’amore verso la città e i cittadini di queste terre, che tu, Assessore Andrea Trinca, dia ore le risposte. Sei in grado e ne sei capace è questione di volontà. Spero tu non sia irretito!

mercoledì 18 luglio 2018

Stefano Enderle, segretario del PCI di Marino manifesta solidarietà alla compagna Eleonora Di Giulio attaccata da un senatore dei cinquestelle




“La nostra attività politica, ancor di più dopo il congresso di Orvieto che ha sancito la ricostruzione del PCI, è ovviamente incentrata a rafforzare il Partito. A renderlo riferimento verso tutte quelle forme e quelle organizzazioni che sono e saranno oggetto di una scomposizione e ricomposizione di un progetto di trasformazione della società. Noi comunisti marinesi, operando qui, sul territorio, nei Castelli romani e nella regione Lazio ci concentriamo sui problemi e sulle iniziative che da qui partono. A Marino, ad esempio, pur nel solco della linea nazionale che ci vede alternativi al PD, non abbiamo mai smesso e non smetteremo di curare, rispettare scontrarci e confrontarci con la coalizione della parte sinistra sconfitta nelle scorse comunali. Siamo determinati a mantenere non solo un rapporto di vicinato, ma anche, senza voler proporre riedizioni del centrosinistra e dei centrosinistra che il PD ha visto protagonista, nei Castelli e nel Lazio, ipotesi future di unità dei comunisti e rafforzamento della sinistra. Per questo non abbiamo imbarazzo, di fronte ad alcuni sproloqui che eletti nazionali (magari anche ipercriticati all’interno del Movimento, ma poi supinamente accettati per giochi di potere e di voti) del M5S vanno producendo da qualche giorno contro una delle leader presenti a sinistra a Marino e nei Castelli romani. Ci riferiamo al fatto delle parole in libertà del senatore della repubblica frascatano, che un giorno si e l’altro pure, ha preso ad attaccare la nostra consigliera comunale di riferimento Eleonora Di Giulio. Massima solidarietà politica, da parte dei comunisti marinesi, alla compagna Eleonora. Un monito ed una proposta – come dimostrato dalla eletta perseguitata da costui su fatti professionali inesistenti – la rivolgiamo a Dessì: Visto che i suoi coraggiosi governanti marinesi si sottraggono ad ogni confronto pubblico di merito auspicato nonché richiesto; sia egli, da Senatore, a presentarsi qui in piazza a Marino ad un confronto coi comunisti o con chi vorrà, sui temi del territorio, delle bugie e dei fallimenti dei cinquestelle. Anzi, scelga proprio una piazza a S. Maria delle Mole, quella dove i suoi amici di fotografia oggi hanno avuto la palestra sequestrata per vari reati di criminalità con associazione mafiosa. Così valuteremo le sue qualunquistiche prese di posizioni, la sua conoscenza dello sfacelo dei colleghi cinquestelle marinesi, e la soluzione a tutto ciò. Che, da parte nostra ha un solo tema: finisca il grande imbroglio M5S, dopo la supina accondiscendenza alla Lega razzista e fascista, come è finito il grande imbroglio di quelli di prima! Ti aspettiamo Dessì!”.

(Dichiarazione di Stefano Enderle, Segretario del PCI di Marino).



lunedì 16 luglio 2018

COMUNISTI A MARINO, NEL LAZIO, IN ITALIA E NEL MONDO



Pochi giorni fa si è concluso il primo congresso del Partito Comunista Italiano. Questo Partito, questo PCI, è naturalmente un partito differente – almeno oggi – per potenza e capacità di penetrazione tale da essere percepito subito come riferimento affidabile e sicuro da tutti gli sfruttati nel nostro Paese. Tuttavia, questo PCI, per propria scelta e per propria vocazione annunciata e perseguita, è la RICOSTRUZIONE del Partito Comunista Italiano che tanti hanno conosciuto e che moltissimi sanno essere stato un protagonista assoluto, o con altri, delle battaglie, delle vittorie, dei miglioramenti di vita dei lavoratori in Italia. Quello che rende questo PCI, coerente con l’esperienza precedente dell’organizzazione comunista, risiede nella sua volontà di essere un partito NAZIONALE, da cui, per semplificare, il grande solco della via italiana al socialismo. Così come risiede nella sua scelta dell’INTERNAZIONALISMO, che vale e ci è riconosciuta non solo per i rapporti e per le presenze (decine e decine) di delegazioni estere di partiti e movimenti di lotta fratelli al nostro congresso, ma anche perché la nostra analisi sull’imperialismo, e le nostre scelte conseguenti sulla richiesta di uscita dalla NATO, fondano proprio, in chiave attuale, il nostro indirizzo internazionalista. Allo stesso modo, il partito che stiamo ricostruendo è un partito RIVOLUZIONARIO, non come qualcuno in altre parte scimmiotta, perché siamo estremisti o alziamo l’asticella del più uno; ma perché le nostre tesi, la nostra analisi che ne sono alla base, la nostra strategia e perfino le nostre tattiche di linee politiche si fondano sulla finalità della trasformazione della società, non su aggiustamenti di essa come opera un qualsiasi partito socialista democratico supino al capitalismo. Siamo, per ora un partito di quadri, ma con l’obiettivo dichiarato – fortemente dichiarato nel congresso e nei suoi documenti – di divenire quanto prima un partito di MASSA. Capace cioè di innervarsi con tutte le pieghe della società attuale, sia riferito ai giovani, sia riferito ai nuovi strati sociali molto disgregati dalla cultura individualista che ha preso piede negli ultimi decenni, sia riferito, infine, proprio alla diffusione organizzativa del PCI, affinchè esso viva in simbiosi con l’intera società italiana. Siamo un partito ANTIFASCISTA, nella accezione massima di vigilanza democratica contro il riproporsi di presenze e strategie fasciste che cercano di penetrare nel corpo del nostro Paese ed in Europa; ed anche nella accezione della difesa della Costituzione repubblicana per la difesa dei suoi valori della RESISTENZA. Per questo invochiamo l’attuazione piena del dettato costituzionale. Naturalmente, nel proporre la nostra analisi della lotta di classe – in Italia, in Europa e nel mondo – conseguentemente abbiamo scelto di volere essere i rappresentanti, i referenti, gli indissolubilmente legati ad un blocco sociale: quello della CLASSE OPERAIA, dei LAVORATORI. Comunque siano identificabili oggi: dai precari, ai lavoratori in nero; dai lavoratori immigrati, ai lavoratori delle fabbriche rese anonime perché parcellizzate; dai lavoratori intellettuali individuali, ai lavoratori occasionali non per loro scelta; dai lavoratori pubblici a quelli delle cooperative. Questo modo di essere PCI, di ricostruire il Partito Comunista Italiano, è lo stesso che ci dà sicurezza sul fatto che da soli, possiamo solo garantire la bontà del nostro percorso di idee e di scelte; ma per diventare una forza maggiore, quelle idee e quelle scelte hanno bisogno di unità. UNITA’ che per noi comunisti non è una dichiarazione di buona volontà. L'Unità è scelta, è consapevolezza nell’unire le forze, nel determinare lotte, piattaforme, fino a giungere alla consapevolezza di mettere le proprie energie in unione con le lotte di sindacati e movimenti di lotta dei lavoratori. Allo stesso modo, l’unità sociale e politica il PCI la perseguirà anche nei confronti delle forze comuniste che lo sceglieranno insieme a noi, così come per la sinistra di classe ed i movimenti e forze da essa rappresentate. Con la chiarezza assoluta che non è nella nostra scelta la riedizione di qualunque tipo di centrosinistra così come l’abbiamo conosciuto. Neppure nella versione dove noi fossimo la parte sinistra del centrosinistra. L’unica opzione che contempliamo è un cambio di analisi e paradigma che la sinistra – sia quella spezzettata, che quella liquidatoria dell’esperienza pds-ds-pd -sarà capace autocriticamente di mettere in campo. In alternativa, il PCI ha la volontà, la caparbietà, e cercherà la forza per presentare al Paese – nazionalmente e/o localmente – la propria proposta sotto l’egida dell’intramontabile simbolo della bandiera rossa e dei simboli del lavoro. Infine, questo PCI che stiamo ricostruendo, sarà lontano mille miglia, da talune involuzioni circa il costume di vita del partito stesso. Per questo la nostra sicurezza nella IDEOLOGIA COMUNISTA si avvarrà nella costruzione del Partito, nel suo funzionamento, nel suo rapportarsi con soggetti ed organizzazioni vicine, alleate, ovvero con le quali si stiano dividendo lotte e impegni politici, dell’unico metodo a noi congeniale il CENTRALISMO DEMOCRATICO. Per cui il PCI che sarà presentato e presente nelle piazze, nei dibattiti, sui media, sui social e nel contatto quotidiano coi lavoratori e coi cittadini, avrà una sola linea e nessuna frazione organizzata. Di queste cose, nei giorni del congresso, i nostri delegati Stefano Enderle, Nicola Casubolo, Maurizio Aversa e Roberto Canò, hanno discusso, concordato, confrontato, contribuendo – infine – alla costruzione del documento finale congressuale che riproduciamo qui di seguito col titolo di dispositivo finale del congresso. Ora, con la prosecuzione della iscrizione al PCI di quanti condividono le idee comuniste, di quanti ancora non sapevano che davvero stiamo tornando in campo, di quanti misurandosi con il panorama sociale, economico, culturale e politico che c’è nel Paese vuole contribuire ad un cambiamento che trasformi, non ad un cambiamento che nulla muta; per tutto ciò, quotidianamente, magari esprimendolo come linea politica precisa proprio da questo Blog, noi saremo attivi. Nella denuncia, nella proposta e nelle forme di lotta possibili. Potete cercarci e, soprattutto, contare su di noi: siamo quelli che diciamo ciò che facciamo e facciamo ciò che diciamo!